a cura di Enzo C. Delli Quadri e Anna Di Domenico [1]
L’orapo ovvero il buon Enrico ovvero il Chenopodium bonus-henricus
In Gastronomia – Orap e Fasciul ovvero Orapi e Fagioli – Ricetta di Anna di Domenico
La particolarità di questo piatto tipico dei nostri paesi sono gli “orapi”, spinacio selvatico, che si raccoglie verso Aprile- Maggio negli stazzi dei pastori.
Mettere a bagno i fagioli, borlotti, per essere precisi,
lessare gli orapi, naturalmente dopo essere andati a raccoglierli in alta montagna,
mettere in una padella i fagioli ammollati insieme con sedano, cipolla, aglio prezzemolo, pomodoro, olio e sale (molti anni fa si metteva un battuto di lardo e aglio);
a metà cottura unire gli orapi spezzettati e infine…..buon appetito!!
Molti, al posto degli orapi, utilizzano scarola, oppure catalogna, oppure cicoria selvatica ecc….
Flora Delli Quadri: Non ho mai assaggiato con gli orapi perché non li vado a raccogliere, sono fastidiosi, troppo pieni di terra. In ogni caso è squisito!
Anna di Domenico: Il bello è anche andare a raccoglierli…
In Natura – “Orapo” ovvero Spinacio Selvatico ovvero Farinello buon-Enrico, in termini scientifici Chenopodium bonus-henricus. Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il Farinello buon-enrico (nome scientifico Chenopodium bonus-henricus L., 1753) è una pianta erbacea perenne ed edule della famiglia delle Amaranthaceae, diffusa in tutta la penisola italiana.
Specie simili
Una specie abbastanza simile è Chenopodium album L. (farinello comune): le foglie sono più strette e l’infiorescenza è più distribuita lungo la pianta.
Mediamente tutte le specie del genere Chenopodium sono abbastanza simili e differiscono per alcuni particolari delle foglie o dell’infiorescenza o altre caratteristiche minime relative al tipo di superficie del fusto e delle foglie.
Etimologia
Il nome generico (Chenopodium) deriva dalla particolare conformazione delle foglie simile al piede dell’oca : dal greco ”chen” (= oca) e ”pous” (= piede) oppure ”podion” (= piccolo piede)[1][2].
Il nome specifico (bonus-henricus) è stato assegnato da Linneo per onorare Enrico IV di Navarra, chiamato appunto dai francesi “Le bon Henry” che tra l’altro fu un protettore dei botanici[3]. Altri testi propongono un’altra etimologia: in riferimento al dio della casa “Enrico” in quanto queste piante facilmente crescono vicino alle abitazioni.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Chenopodium bonus-henricus) è stato proposto da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
In lingua tedesca questa pianta si chiama Guter Heinrich; in francese si chiama Chénopode bon Henri oppure anche Épinard sauvage; in inglese si chiama Good-King-Henry.
Morfologia
Sono piante perenni di tipo erbaceo ma a volte quasi arbustivo con portamento eretto-ascendente a forma vagamente piramidale. Queste piante vengono classificate tra le “apetale” in quanto prive di corolla (il perianzio è presente ma ridotto). Si distinguono inoltre in quanto le foglie sono prive di ocrea e la pianta in generale non ha lattice e neppure peli urticanti, bensì peli di tipo viscido anche se prevalentemente è glabra. Possiedono un odore erbaceo sgradevole e un caratteristico “indumento” farinoso (vedi il nome comune) sui fusti e sulle foglie. L’altezza di queste piante può oscillare da 20 a 60 cm. La forma biologica della specie è emicriptofita scapose (H scap); ossia sono piante perenni con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Sono inoltre dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo (o con poche) foglie.
Fusto
Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto è un grosso rizoma.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta-ascendente con la superficie solcata e la forma cilindrica. I fusti di questa specie sono semplici o scarsamente ramosi.
Foglie
Località : Giardino Botanico Alpino “Giangio Lorenzoni”, Pian Cansiglio, Tambre d’Alpago (BL), 1000 m s.l.m. – 13/06/2009
La disposizione delle foglie lungo il fusto è alterna. Le foglie sono intere e farinose; sono picciolate e saettiformi o triangolari-astate con base troncata. La larghezza massima della foglie è nella parte inferiore della lamina. In genere il colore delle foglie di sopra è verde scuro e di aspetto farinoso e più chiaro di sotto. Alla base possiedono due grossi denti rivolti verso il basso, mentre il resto della lamina è lievemente ondulato. Lunghezza del picciolo alla base della pianta: 1 – 2 dm. Dimensioni della lamina: larghezza 3 – 7 cm; lunghezza 5 – 8 cm.
Infiorescenza
Località : Giardino Botanico Alpino “Giangio Lorenzoni”, Pian Cansiglio, Tambre d’Alpago (BL), 1000 m s.l.m. – 13/06/2009
L’infiorescenza è priva di brattee ma è fogliosa nella parte basale; la forma è quella di una spiga di densi glomeruli informi interrotta in alcuni punti e di colore rosso-brunastro. Ogni glomerulo contiene diversi fiori globosi verdastri e sessili. L’infiorescenza è principalmente terminale; sono comunque presenti dei brevi glomeruli di fiori all’ascella delle foglie inferiori. A volte la parte terminale dell’infiorescenza può essere piegata dal proprio peso. Lunghezza dell’infiorescenza terminale: 5 – 20 cm. Diametro dei glomeruli : 3 – 5 mm.
Fiore
I fiori sono ermafroditi, pentameri (i vari verticilli – calice e stami – sono formati da 5 parti) e attinomorfi. Dimensione dei fiori: 1 – 2 mm.
Frutti
Il frutto è una capsula che alla maturità diventa carnosa e succosa. Ogni frutto contiene un solo seme bruno-lucente, punteggiato molto minutamente a forma obvoide o più semplicemente rotonda. Il pericarpo (parte esterna del frutto) è aderente. Dimensione del seme: 1,5 – 2 mm.
Distribuzione e habitat
Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Circumboreale. Viene considerata una specie nativa delle montagne europee.
Diffusione: questa pianta è diffusa comunemente su tutto il territorio italiano, come pure in tutta Europa. È comune anche in altre parti del mondo dalla Siberia all’America del nord.
Habitat: sulle Alpi e sugli Appennini si trova fra il bosco a castagno e il limite delle conifere presso le malghe, luoghi incolti o ruderali ma concimati (eventualmente da bestiame al pascolo). Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali e con terreno secco.
Diffusione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare dai 500 fino a 2100 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano e subalpino.
________________________________________
[1] Anna Di Domenico, Abruzzese di Villetta Barrea, ama la famigli e la natura, cui dedica tutto il suo tempo, conservando e facendoci conoscere tradizioni e usanze.
Tra Agnone e Guardialfiera rivive il Parco di Francesco Jovine. Un percorso letterario nel cuore…
Marco Antonelli: dall’Agnone operaia alla Youngstown imprenditoriale Marco Antonelli nacque ad Agnone nel 1857 ed…
Il suono del campanone, la farchia che arde, il profumo del maiale arrostito. Una festa…
La poesia dialettale che racconta Alfedena e le sue fonti: versi d’acqua, luna e sorrisi,…
Arremenènne sagliéva pe la via addù le curve so serpendiélle fine, e zig-zagghene e viène…
Tra entusiasmo e timore, la chef punta a evocare litorali abruzzesi e sentieri altomolisani; con…