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Turismo

Juvanum, l’antica città romana nascosta tra le montagne d’Abruzzo

Nel silenzio delle campagne di Montenerodomo, in provincia di Chieti, si nasconde una delle testimonianze più affascinanti della storia romana d’Abruzzo: Juvanum. Immerso nel cuore dell’Altosannio, questo sito archeologico si apre tra pascoli e alture, dove un tempo i Sanniti Carricini costruirono il loro oppidum e i Romani fondarono una città giovane e fiera, forse popolata inizialmente da ragazzi, come suggerisce il nome stesso, che deriva dal latino iuvenes. Oggi il sito è visitabile e gestito dal Comune di Montenerodomo, e continua a raccontare, pietra dopo pietra, l’antica convivenza tra due civiltà.

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La storia di Juvanum e le sue origini sannitiche

Le origini di Juvanum risalgono al periodo preromano e sono menzionate nel Liber Coloniarum, dove la città compare come Jobanos. Secondo Plinio il Vecchio, il nome Juvanenses deriverebbe da Lanuenses, a indicare forse un’antica migrazione o una parentela culturale. Il primo nucleo abitativo si trovava lungo la strada che da Montenerodomo conduce a Torricella Peligna, presso una sorgente dove i pastori della transumanza abbeveravano le greggi.

Durante l’età repubblicana sorse qui un oppidum sannita, attorno al quale si sviluppò poi il municipio romano, già esistente prima della guerra sociale. Questo municipio includeva i territori degli attuali comuni di Montenerodomo, Torricella Peligna, Taranta Peligna, Palena e Gessopalena. Un’iscrizione ritrovata sul posto cita un certo Poppedius, “Patronus Municipii Iuvanensis”, segno della piena organizzazione amministrativa locale. Juvanum apparteneva alla tribù Arniensis ed era governata da quattuorviri, magistrati tipici dei municipi romani.

Il culto principale era dedicato a Ercole, venerato dal collegium Herculaniorum, ma erano presenti anche templi dedicati a Diana, Vittoria e Minerva. Nel 325 d.C., il governatore Fabio Massimo restaurò le mura della città e fece costruire un secretarium, confermando il ruolo ancora vitale del centro in epoca tardoantica.

Il complesso archeologico: templi, foro e teatro

Il sito di Juvanum conserva mura poligonali risalenti al III secolo a.C., probabilmente erette a protezione di un’area sacra legata al culto dell’acqua. Il primo tempio, costruito nel II secolo a.C., presenta un podio in travertino e misure imponenti (21,30 x 12,60 metri), con un ingresso di 9 metri. Sopra di esso venne poi edificata una chiesa medievale, segno della continuità del culto nel tempo. Accanto si trovano i resti di un secondo tempio, eretto a soli 3,9 metri di distanza, del quale rimane il podio.

I due edifici mostrano chiare influenze ellenistiche, portate da maestranze campane e diffuse in tutto il Sannio Pentro. Poco distante si apre il teatro, datato al II secolo a.C., con una cavea di cui restano sette file di gradini, costruiti con pietre di diversa grandezza. La frons scenae presenta tre nicchie, e la sua posizione asimmetrica rispetto al foro ne sottolinea la singolarità architettonica.

Il foro, vero cuore della città, è una grande piazza lastricata di 27 x 62 metri, circondata da portici e tabernae. Alcuni basamenti di statue lasciano intuire la presenza di figure pubbliche e onorarie. Le colonne misuravano 8 x 18 metri, con intercolumni di 3,90 metri. Accanto sorgeva la basilica, a pianta absidale e pavimento marmoreo, destinata alle udienze pubbliche e ai culti imperiali.

Nei vani adiacenti al foro sono stati scoperti ambienti di uso quotidiano: una culina con focolare, una taberna di un medico con strumenti chirurgici e cosmetici, e una stanza attribuita a un’ornatrix, una parrucchiera o estetista dell’epoca, i cui oggetti personali sono stati rinvenuti accuratamente nascosti.

Tra i reperti più interessanti figurano una mola olearia, frammenti di ceramiche a patera, coppe in sigillata italica, fibule Aucissa di età imperiale e la tomba di un bambino con due bronzetti raffiguranti Ercole e una lamina d’argento decorata a niello.

Le strade e i reperti di Juvanum

Due vie principali attraversavano la città: la cosiddetta Via del Foro, lunga 5,30 metri e pavimentata con lastre regolari, e la Via Orientale, che conserva un tracciato di 90 metri delimitato da argini. Entrambe si discostano dal tipico schema ortogonale romano, segno di un adattamento al paesaggio naturale.

Oggi molti dei reperti rinvenuti a Juvanum — statue di togati con bulla, frammenti architettonici, elementi decorativi — sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti, dove testimoniano la ricchezza e la vitalità di un centro che, pur sorto in un’area marginale, seppe interpretare pienamente il modello urbano romano.

Camminare tra i resti di Juvanum significa percorrere un frammento di storia che unisce il mondo sannita e quello romano, tra i profumi dell’erba di montagna e il silenzio delle pietre che ancora custodiscono la voce dei secoli.

Delania Margiovanni

Passione innata per il make up e per tutto ciò che concerne la bellezza e la cura del corpo. Elargire consigli è la mia prima missione, la seconda è quella di convertire le donne svogliate!!!

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