I bambini, una volta, giocavano per strada, senza grandi pericoli per la loro incolumità. Correvano e saltavano, facevano giochi collettivi, litigavano, gridavano, si scontravano.
Tutto rientrava nella normalità e le vie risuonavano della loro allegria contagiosa. Le giornate passavano in modo semplice ma intenso, tra polvere, ginocchia sbucciate e risate sincere.
Tutti noi siamo cresciuti così, con scarpe rotte, abiti informi, ma felici di vivere in libertà e autonomia. Bastava poco per divertirsi. Ogni tanto una mamma si affacciava alla finestra o usciva sul portone per controllare che tutto procedesse bene, che nessuno si fosse fatto male; poi, rassicurata, rientrava in casa a sbrigare le sue faccende domestiche.
Intanto noi, sulla strada sterrata o nella piazzetta del quartiere, ci sbizzarrivamo a fare “i 4 cantoni”, “uno, due, tre, stella”, “mazzapezzotte”, “scoppa a nasconne” e “scoppa a’cchiappà”. E poi c’era la corda per saltare, le “vricce” (sedili improvvisati fatti con pietre o scalini) per riposarci un po’, e i maschi da osservare mentre giocavano a “zomba cavallo” o facevano rotolare il cerchio con un bastone. Qualche volta, tutti insieme, improvvisavamo il gioco dei pegni o si andava “a Gerusalemme senza ridere e senza piangere”, tra mille risate trattenute. La nostra fantasia si nutriva di poco, ma sapeva trasformare ogni oggetto in un gioco, ogni spazio in un’avventura.
Nei lunghi pomeriggi estivi, col sole alto e il tempo che sembrava infinito, bastavano pochi amici per sentirsi parte di qualcosa di speciale. E così, affamati, assetati e stanchi, al calar della sera tornavamo a casa, dove crollavamo a tavola, divorando pane e pomodoro, prima di addormentarci profondamente.
Cara infanzia! L’abbiamo vissuta in ristrettezze, ma eravamo felici: ci sentivamo i padroni del mondo, liberi e spensierati.
Oggi, invece, i ragazzi vengono accompagnati dai genitori in palestra, in piscina, a studiare musica. Sono puliti, ben vestiti, educati, parlano correttamente l’italiano. Giocano in casa con le costruzioni Lego o con le bambole, guardano i cartoni animati in TV, maneggiano il computer con disinvoltura. E quando festeggiano il compleanno, lo fanno in ludoteca, circondati da palloncini colorati e animatori.
Un’infanzia diversa, forse più sicura, ma certamente meno libera.
Tra Agnone e Guardialfiera rivive il Parco di Francesco Jovine. Un percorso letterario nel cuore…
Marco Antonelli: dall’Agnone operaia alla Youngstown imprenditoriale Marco Antonelli nacque ad Agnone nel 1857 ed…
Il suono del campanone, la farchia che arde, il profumo del maiale arrostito. Una festa…
La poesia dialettale che racconta Alfedena e le sue fonti: versi d’acqua, luna e sorrisi,…
Arremenènne sagliéva pe la via addù le curve so serpendiélle fine, e zig-zagghene e viène…
Tra entusiasmo e timore, la chef punta a evocare litorali abruzzesi e sentieri altomolisani; con…