Nella valle del Trigno gli esemplari di maggiori dimensioni. Il Cervone nella processione di Cocullo. Riti e leggende su questo innocuo Rettile.
Il Cervone è un serpente particolarmente conosciuto e “amato” dalle popolazioni dell’Italia Meridionale. In Abruzzo è oggetto di leggende e riti sacri millenari che, specialmente a Cocullo, sopravvivono ancora oggi.
In un articolo precedente avevamo parlato in generale dei Rettili e degli Anfibi presenti in Abruzzo e nel vicino Molise. Oggi approfondiamo il Cervone (Elaphe q. quatuorlineata, Lacépède, 1789), certamente uno dei Rettili più importanti dell’erpetofauna abruzzese e molisana e protagonista indiscusso della processione di San Domenico a Cocullo.
Il serpente più grande in Italia. La lunghezza del Cervone può variare dagli 80 ai 240 cm, risultando così il rettile di maggiori dimensioni dell’erpetofauna italiana ed europea. La lunghezza massima di 240 cm è stata riscontrata in due esemplari catturati a Veio nel 1966. Mediamente in Italia misura 160–170 cm e pesa 700–800 g. Fuori dall’Italia sono stati catturati esemplari di circa 260 cm, tra i massimi per un Rettilo in Europa. Secondo altri studiosi, l’unico altro serpente che può raggiungere dimensioni simili in Europa è il Colubro lacertino (max 2,60 m). Il Cervone però risulta nel complesso più massiccio, per maggiore diametro del corpo e peso. Tuttavia studi recenti segnalano una tendenza a dimensioni minori in molti territori, probabilmente per ragioni di omeostasi ambientale (fonte: L’erpetofauna della Tenuta presidenziale di Castelporziano, Roma, 30/11/2005).
Notevole esemplare di Cervone fotografato nell’Alto Vastese, Celenza sul Trigno, 2015 (Foto di E. Piccoli).
Nell’Alto Vastese (provincia di Chieti, confine con il Molise) negli ultimi anni sono giunte segnalazioni di esemplari oltre i 2 metri (Celenza sul Trigno, Torrebruna, Castelguidone). Mancano però misurazioni certe per la conferma.
NOME DIALETTALE. In Abruzzo, nel Vastese e nei paesi molisani della Valle del Trigno è chiamato Cervone, Cervon’, Cervaun, C:rveon (Montefalcone nel Sannio). Il termine dialettale pastruravacche o ’mbasturavacche, usato talvolta erroneamente per il Cervone, indica più correttamente il Colubro di Esculapio o Saettone (Zamenis longissimus). Il Saettone, volgarmente lattarina o pastoravacca, è legato alla falsa credenza del “succhiare il latte”. Si distingue per corpo più snello, assenza delle quattro linee longitudinali (ne ha due poco marcate), colorazione uniforme (rosato/giallo-verdastro) e può raggiungere i 200 cm (mediamente 140 cm).
ALIMENTAZIONE. Il Cervone predilige piccoli mammiferi (arvicole, topi, toporagni, conigli, donnole, scoiattoli, fino alle dimensioni di un ratto), che soffoca tra le spire; cattura anche nidiacei di uccelli (fino alle dimensioni di un piccione), uova (inghiottite intere e rotte con i muscoli del tronco) e qualche lucertola (cibo preferito soprattutto dai giovani).
HABITAT. Specie termofila, più frequente in ambienti mediterranei, ama temperature 24–34 °C e umidità. Presente dal livello del mare fino a circa 1000 m s.l.m. Vive al suolo ma si arrampica agevolmente su alberi, rocce e muri. Frequenta margini di boschi, gramineti, arbusteti, roveti lungo fossi e canali; ricerca tronchi abbattuti, alberi cavi, casali abbandonati, intercapedini, vecchi muri (anche a secco), ruderi e opere murarie (soprattutto in cemento). Spesso rinvenuto sotto chiusini di pozzetti fognari di vecchi edifici; attratto da uova e nidiacei dei Passeri, può raggiungere i tetti, rifugiandosi sotto le tegole o sulle travi interne, termoregolandosi nel punto d’incontro tra grondaie e pluviali. (Fonte: Castelporziano, 2005)
DISTRIBUZIONE. Entità appennino-balcanica. Oltre all’Italia, è presente lungo le coste dell’ex Jugoslavia (alcune isole; all’interno nella valle della Neretva), in Albania, Bulgaria e Grecia (numerose isole). In Italia distribuzione disomogenea nell’Italia meridionale. Limite settentrionale: Toscana, Umbria, Marche; meridionale: Calabria (assente in Sicilia e Sardegna). Più comune in Puglia centro-meridionale, Lazio e Calabria. In molte regioni (Toscana, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata) la presenza è discontinua. (Fonte: Atlante degli Anfibi e dei Rettili d’Italia, 2006)
ABRUZZO E MOLISE. In base a osservazioni personali, testimonianze e riscontri oggettivi, nella parte sud-orientale dell’Abruzzo e nelle aree molisane della Valle del Trigno la specie è ampiamente diffusa e relativamente comune nelle stazioni adatte. Terza specie di rettile più diffusa dopo Biacco (Hierophis viridiflavus var. carbonarius) e Natrice dal collare (Natrix natrix). Frequenti gli incontri lungo le valli dei fiumi Trigno e Treste, nei seminativi arborati, ai margini dei campi, tra muretti a secco e macchia mediterranea.
Lato abruzzese: Lentella, Fresagrandinaria, Tufillo, Palmoli, Celenza sul Trigno, San Giovanni Lipioni, Castelguidone, Torrebruna, Carunchio, Guilmi, Carpineto, Gissi e le località di Schiavi di Abruzzo sotto i 900–1000 m.
Lato molisano: Mafalda, San Felice nel Molise, Montemitro, Montefalcone nel Sannio, Roccavivara, Trivento.
Nel Vastese risultano SIC di rilievo per la conservazione della specie: Monti Frentani, Fiume Treste e Fiume Trigno (medio e basso corso), dove è indicata come specie obiettivo. Allo stato attuale mancano studi specifici sull’area vastese.
ETIMOLOGIA. Deriva dal latino cervus = cervo: serpente nobile, “re degli ofidi” perché “portatore di corna”. Pastori e contadini, incontrandolo in muta, scambiavano per corna l’exuvia rivoltata sulla nuca. Il nome pasturavacche richiama la credenza (priva di riscontri) che fosse ghiotto di latte. Secondo altri il nome dipenderebbe da piccole escrescenze sul capo; per altri ancora le “corna” sono virtuali e indicano la nobiltà del serpente, tra i più grandi d’Europa. (Fonte: Wikipedia – Elaphe quatuorlineata)
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