Questo Canto di Gustavo Tempesta Petresine[1] fa parte di un suo libro di poesie intitolato “Ne cande”[2]
Canto di Altosannio – XII
Ninfa, che presso l’acqua la tua “conca”
dondoli del mattino l’oro rosso,
e canti la canzone del soldato
partito in guerra e non più tornato.
Rassetta il “crullo” sui tuoi lunghi capelli,
e bevi piano nella coppa di mani.
Vedrai che tornerà, forse domani!
Vedrai che bacerà quegli occhi belli.
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[1] Gustavo Tempesta Petresine, Nativo di Pescopennataro, si definisce “ignorante congenito, allievo di Socrate e Paperino”. Ama la prosa e la poesia, cui dedica molto del suo tempo, con risultati eccezionali, considerati gli apprezzamenti e i premi che consegue continuamente. Il suo libro di poesie più bello e completo si chiama “‘Ne cande,”
[2] ‘Ne cande, nasce da un percorso accidentato, da un ritrovare frammenti e “cocci” di un vernacolo non più parlato come in origine, da mettere insieme in un complicato puzzle. I termini sono proposti cercando di rispecchiare la fonetica che fu propria del parlare dei nostri nonni, ascoltati in prima persona e qui proposti. Il “canto lieto”, quello che trattava di feste, amori e piccola ironia dove si contemplava il fluire non privo di stenti, di un vivere paesano, è svanito negli anni.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
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Curata la forma e qualche rima nella maggioranza di endecasillabi, con sottile e delicato lirismo questo “CANTO” ricorda un rito caro ed essenziale: quello di andare alla fonte a prendere l’acqua con la conca portata sulla testa! E nel tragitto le donne ripensano agli affetti vicini, ma anche e soprattutto a quelli lontani, con la gratificante speranza di vederli ricomparire!
In misura ed intensità diverse la nostalgia è sempre presente nella vita umana.
La poesia è molto bella, piena di sentimento e di immagini poetiche che ci conducono alla speranza … che l’amore partito soldato … tornerà!