di Maria Delli Quadri


Divertente descrizione nel dialetto agnonese
Ru “pulzenette” oiva na tialluccia appuggieata sopra tre piede; oiva de reame, sctagnìata davendre e dafeure tutta naire de feloina.
A che servoiva? A coce tutte cause, a farce la cambomilla, a coce la pasctoina e piure ru siuche, a farce volle la mamma de ru café d’uarze. Stava sembre ‘mbuscteate abbocca alla vrascia e cacche volda se ne pure cadoiva, ca scteava pruopria nende piette.
Nu cuperchille de sctagne e voja a volle: bubù bubù, se sendoiva ru vulle de la menesctra; ogni tande l’iva gerìa che la fercioina o meglie che la cucchiarella de laina.
Mamma maja ce cuciaiva tutte cause e deciaiva: “menumeale ca tienghe sctù pulzenettielle”.
Traduzione
Il polzinetto era un pentolino appoggiato sopra un treppiede; era di rame, stagnato dentro e sporco di nerofumo fuori.
A che serviva? A cuocere tutto, a farci la camomilla, a cuocere la pastina e pure il sugo, a farci bollire la posa del caffè d’orzo. Stava sempre davanti alla brace del fuoco e qualche volta capitava che cadeva poiché stava proprio davanti ai piedi.
Un coperchietto di stagno e vai, sempre a bollire: bubù bubù, si sentiva il ribollire della minestra; ogni tanto dovevi girala con la forchetta o meglio con il cucchiaio di legno.
Mia madre ci cuoceva tutto e diceva: “meno male che tengo questo polzinettino”.

Agnone 2017
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[1] Maria Delli Quadri, Molisana di Agnone (IS), già Prof.ssa di Lettere oggi in pensione. Ama la musica, la lettura e l’espressione scritta dei suoi sentimenti.
Editing: Flora Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine
Splendida, sintetica, essenziale descrizione che permette una comprensione immediata e completa.