a cura di Enzo C. Delli Quadri
Il gioco dei tappi nacque, in Italia, negli anni 50, in seguito alla grande diffusione dei tappi a corona, precedentemente quasi sconosciuti.
Ogni regione, provincia, quartiere e scuola ha i propri regolamenti e schemi. Da noi erano molto in voga i Circuiti o le piste con i tappi, consistenti nel creare un percorso a curve (generalmente con salite, discese e ostacoli vari). A turno i giocatori (come nel gioco delle biglie) danno un colpo al tappo per tentare di arrivare al traguardo prima degli altri. Il percorso può essere simile ad un tracciato aperto con un inizio ed una fine (come una classica tappa ciclistica) ed allora, generalmente, viene chiamato circuito, oppure può essere simile ad un tracciato chiuso (come un velodromo) ed allora viene chiamato pista.
In emulazione delle corse ciclistiche, era anche diffusa l’usanza di ritagliare dai giornali i volti dei corridori preferiti e incollarli sulla parte in sughero

Materiale: 1 tappo di plastica per giocatore e un gesso
Giocatori: minimo 2
Spazio di gioco: all’aperto
Svolgimento
Disegnare nel cortile la pista di tappi con un gesso colorato. Deve essere larga una spanna e lunga 10 metri, comprese le curve. Tracciare la linea di partenza che è uguale a quella di arrivo. A turno si tira il tappo con l’indice o con il medio, tenendo la mano appoggiata a terra. Il tappo che esce perde il turno e deve ripartire dalla stessa posizione in cui è stato tirato nel giro precedente. Un giocatore può richiedere di spostare i tappi ai bordi della pista se questi lo disturbano nel tiro. La gara può durare 2 o più giri.
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Editing: Enzo C. Delli Quadri
Per rendere il tappo più pesante ed equilibrato, a Chieti mettevamo del pongo attorno al sughero.
Lo chiamavamo “Giro d’Italia” per l’evidente riferimento ciclistico. Si passavano le ore a sfregare il proprio tappo su una pietra tufacea per renderlo il più liscio possibile e farlo diventare “imbattibile”.
bei ricordi…, è proprio vero1
IL” FANCIULLINO” che è in ognuno di noi spesso si insinua prepotente tra i ricordi e ci dà un po’ di carica adolescenziale e giovanile…E’ l’effetto che ha prodotto in me il racconto di questo gioco più specifico dei maschietti, diffuso anche nel mio paese. Io spesso lo guardavo dalla finestra, poiché la mia casa dava proprio sulla strada principale del paese, allora utilizzabile per tutti i giochi, per la relativa sicurezza offerta.
E I MASCHIETTI A VOLTE QUANTE DISCUSSIONI, se le mani le tenevano in tasca!!!!