A cura di Enzo C. Delli Quadri,
con foto di Francesco Mattaioli, salvo la prima che è di Roberto Landi
Parafrasando Pier Paolo Pasolini e Cesare Pavese
Un “vicolo”, col selciato sconnesso, è un’umile cosa. Una “porta” dove quel vicolo conduce è quasi nulla. Sono cose semplici inserite in bastioni dal colore grigio. Nessuno può pensare di confrontarli con certe stupende opere d’arte della tradizione italiana ma nessuno può negare l’importanza di difendere queste umili cose perché scegliere di difendere vicoli e porte del proprio paese, il suo profilo, i suoi ricordi, significa difendere qualcosa che è opera del popolo, di un’intera storia del popolo.
Tutti sono pronti a difendere un monumento, un campanile, un palazzo il cui valore storico è oramai assodato ma pochi si rendono conto che va difeso il passato senza nome, questo nostro passato popolare. Io ho scelto di farlo.
Peraltro, un paese ci vuole. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti.
Enzo C. Delli Quadri
Editing: Enzo C. Delli Quadri
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VICOLI E PORTE Trivento non è il mio paese: ci sono stata due anni in collegio e quindi ricordo soprattutto la grande scalinata, ma anche alcuni vicoli; magnifiche foto: ognuna sembra, anzi è particolare e caratteristica. Senza l’amore e il legame quasi viscerale per la casetta o il vicolo che ci ha visto nascere e correre con incerte gambe non si spiegherebbe che ora da persone anziane (che pure abbiamo fatto dei “progressi”) torniamo con la memoria a quelle piccole realtà paesane non solo col pensiero, ma se possibile con tutto il nostro essere: anima e corpo. Si, perché vicoli e porte sono cari più o come un bel monumento a Dante, per chi non aveva nel proprio paese il monumento a Dante… Con enorme piacere perciò ho letto e gustato questo articolo di DELLI Quadri che in verità da un po’ di tempo seguo sempre su Fb e sempre commento…, specie la sezione delle poesie , che sono il mio debole.