di Ugo Del Castello
Il suo nome storico è Великий Сибирский Путь. Mentre in russo Транссибирская железнодорожная магистраль
Che significa? Presto tradotto: Transiberiana.
Ecco, incominciamo così per dire semplicemente: Ma che c’entra questo nome con la nostra ferrovia? Una ferrovia, la nostra, che non ha nulla a che vedere col cirillico o giù di lì, con la Siberia, con la steppa piatta e bassa attraversata da nord a sud da centinaia di fiumi che furono il principale problema da risolvere durante la sua costruzione da ovest a est. La Transiberiana è lunga km 9288, una enormità e quasi non sa cosa sono le montagne, quelle vere.
La nostra ferrovia è una ferrovia di montagna che sale dai 405 metri di Sulmona ai 1268 di Rivisondoli, per poi scendere fino a Isernia più o meno alla stessa altezza di Sulmona, 423 metri. È lunga appena km 118, ma passa sotto la Maiella, madre per dipiù, alta nientemeno che mt 2793. E i principali problemi della sua costruzione furono le gallerie, perfino paraslavine; una pendenza dopo la stazione di Pettorano sul Gizio del 27 per mille, che negli anni trenta a due macchinisti della vaporiera costò una bella multa per aver fatto fermare il treno reale che saliva col Principe Umberto diretto ai campi di sci di Roccaraso.
Ogni volta che si pronuncia questo nome l’onorevole Giuseppe Andrea Angeloni, che fu l’instancabile promotore e sostenitore della sua costruzione, si rigira nella tomba.
E invece imperterriti, come le pecore che un tempo a testa bassa vi venivano trasportate, la maggior parte delle persone impegnate a farla rivivere, i viaggiatori, che la frequentano nel suo saltuario e improbabile revival, semplicemente perché qualcuno che non aveva niente a che fare per chiamarla così, si ostinano a definirla e pronunciarla: Великий Сибирский Путь, oppure Транссибирская железнодорожная магистраль.
Qualcuno e io mi associo alla sua espressione, direbbe: a me me pare proprio ‘na strun…