L’osco fu lingua di cultura. Le testimonianze epigrafiche concordano, in questo, perfettamente, con la tradizione di Ennio, il grande poeta epico latino che conosceva l’osco al pari del greco e del latino.
I popoli meridionali di lingua osca usavano rappresentare una specie di farsa (o carme mimato) con personaggi fissi. I Romani, che la conobbero dopo le guerre sannitiche, la chiamarono fabula atellana, perché era stata portata a Roma da attori di Atella (v.), oppure perché si rappresentava in Atella nell’occasione di feste religiose: spiegazione più probabile, pur non escludendo la prima.
L’atellana, da principio, era recitata a Roma in osco, e così rimase come parte di una festa romana fino all’età d’Augusto. L’atellana divenne un genere letterario (latino) al tempo di Silla, quando dopo breve splendore cominciava a decadere la fabula togata. La sollevò a dignità letteraria L. Pomponio bolognese e, accanto ad esso, gli scrittori latini ricordano Nevio, che dovette essere suo contemporaneo.
Il carattere dell’Atellana si desume, per quanto è possibile, dai titoli, dai frammenti e da poche notizie degli antichi. I frammenti sono di regola d’un verso o di due, e solo di un’atellana si possiedono dieci frammenti con quattordici versi. Essi sono stati conservati dai grammatici, e specialmente da Nonio, per qualche particolarità grammaticale o lessicale.
Ogni Atellana doveva avere pochi personaggi, conformemente alla sua brevità, ma quattro erano i tipi caratteristici del genere letterario: Maccus, Pappus, Bucco e Dossennus, che non era necessario comparissero tutti in ogni dramma. I primi tre sono tipi di stupido: Maccus e Bucco sono giovani, Pappus è il vecchio babbeo Maccus è anche un ghiottone, Bucco fa lo smargiasso. Invece Dossennus è il gobbo scaltro che si spaccia per sapiente.
In Pomponio troviamo Maccus miles, Maccus sequester, Maccus virgo, Macci gemini, Bucco auctoratus, Bucco adoptatus, Hirnea Pappi, Pappus agricola, Pappus praeteritus, Sponsa Pappi, e in NIvio, Bucculus, Pappus praeteritus, Maccus copo, Maccus exul, Duo Dossenni. Nel Maccus virgo di Pomponio Dossennus è maestro di scuola, nei Pictores dello stesso poeta è forse medico.
La sezione archeologica del Museo Provinciale Campano di Capua conserva, tra l’altro, la più cospicua collezione di rilievi fittili avente a soggetto i personaggi delle cosiddette “fabulae atellanae”
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- DIETERICH, Pulcinella: Pompeianische Wandbilder und römische Satyrspiele, Leipzig, 1897
- GRAZIANI, I personaggi delle Atellane, in «Riv. di filologia e d’istruzione classica» 1896, pp. 388-92.
- J. HARMAN, De Atellana fabula, in «Mnemosyne» 1922, p. 225 sgg.
- LATTES, I documenti epigrafici della signoria etrusca in Campania e i nomi delle maschere atellane, in «Riv. di storia antica» 1986, 2, p. 5 sgg.
- DE LORENZI, Pulcinella, Ricerche sull’Atellana, Napoli 1957
- MARZULLO, Le origini italiche e lo sviluppo letterario delle Atellane, in «Atti e Memorie Accad. scienze lettere arti», serie V, vol. XIV, 1956.
- PEZONE, Lineamenti di storia degli studi su Atella e le Fabulae atellane, in «Civiltà Campana» (Ist. di Studi Atellani) 1979, pp. 7-24.
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Editing: Enzo C. Delli Quadri