di Marisa Gallo

Un gran portone verde e un vano delle scale spoglio: la scala scende, larga e alquanto ripida: girato l’angolo a sinistra si comincia a vedere l’appartamento abitato.
Comunemente abituati tutti nei paesi ad entrare dall’uscio direttamente nella cucina delle case, così come in genere si svolgevano la maggior parte delle abitazioni di una volta, io scendevo in fretta quella scala prima di vedere la cucina, e non so perché con qualche timore…
E’ il primo ricordo di questo racconto che sempre si ripresenta alla mia mente, quando si parla di case signorili, sempre un po’ misteriose…
Già…un’aria di mistero aleggiava in quella casa, dove talvolta mi mandava zia comare, da donna Cristina, una Signora, senza “maccatiure ‘ncape”, non una qualsiasi donna, ma una signora dal viso piutttosto grande ed il sorriso come stampato, fra i denti bianchi, i modi gentili ed affabili e con qualche caramella pronta per me, che ero latrice di qualche messaggio della zia; e prima che andassi via, la caramella sgusciava dalla tasca del suo vestito, non dal grembiule, che portavano allora quasi tuttte le donne in paese. Particolari non da poco, che facevano la differenza al tempo della mia fanciullezza.
Donna Cristina era la moglie di don Aleardo, titolare dell’ Ufficio Delle Imposte del paese… una solida coppia, senza figli, solida anche in senso economico, giacchè essere esattori a quel tempo significavva “maneggiare soldi” e non erano poi molti quelli che se lo potevano permettere. Per me, ragazzina, don ALEARDO evocava d’impatto il nome del poeta Aleardo ALEARDI e della poesia che la maestra ci aveva fatto mandare a memoria:
Fanciulla, che cosa è Dio?
Nell’ora che pel bruno firmamento
Comincia un tremolio
Di punti d’oro, d’atomi d’argento,
Guardo e dimando:
Dite, o luci belle,
<Ditemi cosa è Dio?>
Ordine» – – mi rispondono le stelle……….
Eh proprio così..qui L’ACCEZIONE SEMANTICA di “ORDINE” è DIVERSA— c’è ORDINE & ordine—-ma quando don Alerdo chiamava al pagamento della “fondiaria” cioè dell’imposta per il possesso di case o terreni, lo faceva in modo aperto e incontrovertibile: faceva “menà lu banne” <” da demane matuine ze dà ije a pahà la fundeuoria…” cioè il banditore che a quei tempi esisteva in ogni paese, girava appunto per le vie, con uno o più “avvisi”per la popolazione!
Il bando in genere si ascoltava con favore se annunciava l’arrivo in piazza del pescivendolo o la proiezione di un film: “a lu cineme massoere ze fa nu film bille…currete, ma pertateve la seggelaille, sennò nen truaute puste!”
Quel bando INVECE spesso era accolto con dolore di pancia. Mancanza di coscienza civica!? Anche allora, come in ogni tempo, quando si deve compiere i proprio dovere di contribuente e pagar le tasse!?
NO, più verosimilmente era dolore di tasca, seguito subito da qualche improperio dei cittadini alla voce del banditore … perchè di soldi ne giravano pochi, a cominciare da casa mia…
Ma a don Aleardo non si poteva dire: <Aspettami qualche giorno, perché il mio datore di lavoro non mi ha ancora pagato!..> Ed inoltre gli anziani di un tempo erano spesso senza pensione, “mantenuti a turno” con stenti e a volte con sopportazione dai figli… Ma “l’editto del banditore” era chiaro e improcrastinabile e bisognava farli uscire quei soldi, farseli “prestare” da qualcuno, cacciarli magari “da sotto il materasso“, dove forse lira dopo lira erano stati stipati, e portarli a LUI, all’esattore.
Anche nel Vangelo il personaggio dell’esattore non era proprio amato! Matteo godeva di poca benevolenza presso il popolo; ma forse era comprensibile, giacchè gli Ebrei pagavano le tasse ai /per i Romani, come dire a coloro che li soggiogavano…
Matteo, il pubblicano, riscuoteva le tasse dagli ebrei su un banco, all’aperto ..chiamato da Gesù con una sola parola sola <“seguimi” > lasciò tutto e lo seguì…divenendo apostolo ed evangelista.

Al mio paese, Montefalcone nel Sannio, data la ristrettezza dell’ufficio esattoriale, erano invece all’aperto solo i contribuenti…Si aspettava il proprio turno più di frequente fuori dal corridoio, seduti “gratis, comodamente”per le scale di una scalinatella dove c’era l’ingresso dell’esattoria, della “tesoreria”, giacchè don Aleardo era anche tesoriere del paese… Cosa fosse in realtà non saprei: forse una specie di banchiere, che prestava soldi ad interesse!!!? Io non vi sono mai andata in esattoria per il gravoso compito: ho lasciato il paese a 21 anni, quando a pagare la “fondiaria” era ancora mio padre, per la casa e quei pochi terreni di proprietà a “le speneille, a le chiaine e a la defense“… Ma per la verità poi io non ho mai posseduto personalmente “terre al sole”.
Piccola digressione: voglio precisare che nel 2000 ho scoperto e visitato la Défense a Parigi, quartiere meravigliosamente moderno e …luogo di concentrazione del terziario: centri commerciali, grattacieli, alberghi ed uffici per aziende francesi e mondiali, sculture e monumenti moderni…che pure hanno il loro fascino!! E a Montefalcone – stranamente -c’era e c’è la “defense”( ma senza l’accento sulla é)!
Dunque don Aleardo, esattore, andava in ufficio direttamente da casa sua…sì perchè attraverso scale, botole e corridoi la sua enorme casa glielo permetteva.
In quella casa, invece io entravo attraverso quel portone verde, sito appena sotto alla casa di zia comare, mandata presso donna Cristina… che, da vera signora e padrona di casa invitava la “noblesse” del paese…a casa sua, specie nel suo salone, in occasioni varie- forse nelle festività natalizie, o a carnevale, o d’estate talvolta…
Ricordo infatti che si poteva uscire dal salone, specie gli uomini che fumavano, e prendere una boccata d’aria nel cortile interno della casa, sempre pieno di fiori.
Oh, lo ricordo come in sogno quelle serate, quando”i grandi” ballavano in quel salone: le luci a volte brillanti, talaltra soffuse, la musica romantica che si spandeva per tutta la casa, dalla radio-giradischi enorme, che in paese a quei tempi erano rare e appannaggio di famiglie ricche o gentilizie…
Anche zia comare aveva la radio, ma senza giradischi e quindi a casa sua non si ballava mai…
Fra le canzoni ballabili ricordo che più spesso si sentiva “Amapola” e “Un’ora sola ti vorrei”! Mentre alcune coppie ballavano il tango il valzer, la mazurca ecc-le donne coi vestiti abbastanza lunghi e a godet, fruscianti ed eleganti- altri presenti e seduti in cerchio mangiavano qualche dolce, preparato dalla padrona di casa ed offerto insieme ad un bicchierino di ” rosolio”-“rugiada di rose”- profumato liquore rosa o giallo, secondo l’essenza usata…
Erano i primi anni del dopoguerra: forse 46/47.
Non ho visto mai ballare donna Cristina, che quasi come una matrona, ben messa nel fisico-invece “dirigeva” forse la serata; mentre mi capitava di veder ballare don Aleardo con altre signore, previo invito e accennando un inchino , secondo quanto prescriveva il galateo dell’epoca… “< Signora, permette questo ballo”!?>E nel cerchio zia comare era tra le signorine invitate, con altre maestre ed altre coppie signorili del paese!
Così don Aleardo ballava spesso anche con una signorina, non giovanissima, che essendo nipote di sua moglie e quindi nipote acquisita, frequentava la casa con assoluta familiarità…Ma in verità continuò ad essere “di casa” anche dopo, anzi divenendo padrona di essa, molto presto, perché alla morte della zia, donna Cristina- forse per malattia- la signorina Adelina, molto più giovane dello zio Aleardo rimasto ahimè vedovo, lo sposò, divenendo “donna Adelina” .
Che don Aleardo fosse un uomo/signore di belle maniere era indiscusso, come pure che avesse anche un certo fascino da uomo di mezza età. ..specie fascinosamente ricco… e senza figli. Quindi un “buon partito” !
Se poi veramente si fossero innamorati, chi può dirlo???! Anche nella terza età può accadere che il cuore impazzisca, dia da pensare e faccia di testa sua… Forse la casa tornò a vivere in modo più giovanile …dopo le seconde nozze di don Aleardo, con la giovane moglie!?…
Non so dire nulla a riguardo…
Anch’io poi cresciuta e nel frattempo sposata con un forestiero, lasciai presto il paese, tornandoci peraltro di rado… Ma so che quella enorme casa fu smembrata in più parti ed affittata ad altre famiglie.
Tra queste c’era anche l’ottima sarta, zia Trentina, che proveniva da un paese vicino ed aveva adibito una parte dell’abitazione a laboratorio, maestra di alcune ragazze apprendiste e tra loro anche mia sorella, e la cara amica di lei-oggi anche amica mia Adelaide, che vive in Canada……
Così col tempo, che inesorabile scorre, dopo la scomparsa dei legittimi e vecchi proprietari, anche quella casa signorile e un po’ “misteriosa” per me, durante la mia infanzia… SI E’ TRSASFORMATA CON VIGOR NUOVO e MODERNIZZATA.
Oggi essa è divenuta un B&B.

Se ricordo bene, quel vecchio portone verde è stato murato e l’apertura principale – ricavata sulla scalinatella – attraverso pochi gradini porta direttamente sul sagrato della Chiesa Parrocchiale. Ristrutturata, rimaneggiata, sempre dall’ appartamento, che fu occupato per molti anni da zia Trentina, si gode un vasto panorama sullo stretto vicolo della siberia, verso il mare, dove sono sistemate alcune camere da letto.
Il salone dei balli oggi è la reception dell’albergo diffuso, luogo di accoglienza di clienti forestieri, che vogliano visitare per qualche giorno e godere il fresco estivo della pineta di Montefalcone, o di quanti vi tornano da lontano, occasionalmente, per la festa del Patrono s. Antonio, per la sagra della capra, per ferragosto, ma non hanno più in paese la propria casa…
Da quel bel cortile interno- ancor più di ieri fiorito ed accogliente- si vede l’ampio locale cucina e intorno altri locali di soggiorno diurno, addobbati con gusto moderno ed efficiente.
Passando per quella “Scalinatella“ vi sono entrata un giorno solo per pochissimo tempo, invitata dal gestore del B & B, al quale ho raccontato dei tanti balli e sogni fatti in tempi lontani, in quel salone, dai giovani e non solo, durante le feste, e di quanto anche la mia fantasia galoppasse, vedendo e ammirando la zia e gli altri ballare…
Ahimè a me non è successo mai, neanche da giovane, di poter ballare “Un’ora sola ti vorrei” “Eppure una cantante di oggi- Giorgia- ha rilanciato la romantica canzone qualche anno fa…
Ma sono lieta che il fascino dell’antico, o anche della musica, il classicismo delle lettere o della poesia in altri casi, o anche il gusto di far rivivere le vecchie strutture abitative, si faccia largo tra i nostri giovani ed anch’essi trovino nuove forme di lavoro, sognando ed offrendo in genere bellezza e amore.
DAL COMMENTO DI UN’AMICA HO APPRESO CHE QUEL PORTONE VERDE NON è STATO MURATO, – come erroneamente io ricordavo- anzi la scalinata continua al piano superiore , verso l’appartamento privato dei gestori del B&B. Solo una precisazione, seppur non importante e fondamentale.