di Maria Delli Quadri [1]

Ave, chi era costei
Ave Sabelli era una ragazza, agnonese di nascita (era nata nel 1937, io nel ‘35), che frequentava il Liceo Scientifico di Agnone più o meno quando anch’io ero un’alunna di questa scuola. Suo padre era impiegato comunale, sua madre era la sorella di “Custodina“, all’epoca insegnante di Francese nel nostro liceo, poi diventata Preside. Era bruna di capelli e di colorito, aveva gli occhi neri che risaltavano come gemme nel volto molto bello ed espressivo, aveva facilità di parola e disinvoltura nei modi.
Libera nei comportamenti, indossava i pantaloni, fumava qualche sigaretta e fraternizzava con tutti, compresi i ragazzi (cosa a noi proibita) con i quali usciva a passeggio di sera anche oltre l’orario canonico. Negli anni ”50 le ragazze come me non portavano i pantaloni, non fumavano, non si ritiravano la sera tardi, non uscivano con i ragazzi; lei tutte queste cose già le faceva allora con una naturalezza assoluta e con un cameratismo convinto, anticipando di almeno venti anni gli atteggiamenti liberi delle ragazze di oggi, pur senza averne coscienza.
Aveva due sorelle, più grandi di lei, che vivevano a Napoli per cui, nel periodo delle vacanze, si recava sempre in quella città e quando tornava portava con sé una ventata cittadina, vuoi nel modo di comportarsi o di vestirsi, vuoi negli usi e costumi della città che, per noi ragazze di paese, rappresentava un miraggio.

Il primo “Mac Pi 100″
Grazie alla sua esperienza, fu di grande aiuto e sostegno nell’organizzazione del primo vero Mac Pi 100, festa che le quinte organizzano ogni anno cento giorni prima dell’esame di maturità. Nel nostro liceo questa tradizione era già praticata da alcuni anni, in maniera sommessa e poco gridata; lei prese in mano le redini della situazione e ci guidò nell’organizzazione della prima vera edizione della bellissima festa, alla quale partecipò molta gente. La classe cui spettò il compito di organizzarlo per prima fu, pertanto, la mia (Ave era una classe più indietro). La festa si tenne nel Circolo di Conversazione: un pick up per ascoltare canzoni e tanta allegria.
Il menù della serata fu semplice e alla buona: panini col prosciutto e caciocavallo, dolci tipici come ciambelle e castagne, paste di Carosella. I panini messi in un canestro furono portati in testa sopra al cercine (la spara) da Giuseppe Di Camillo, nostro compagno di classe: altissimo e magrissimo, vestito da donna, con un fazzoletto in testa e uno scialle sulle spalle per mascherarsi meglio, attraversò tutto il corso, dal forno al Circolo, senza che nessuno lo riconoscesse.
Con mio grande dispiacere mio padre, uomo severo e all’antica, non mi volle dare il permesso di stare fino a tardi e così alle otto, come una piccola cenerentola, tornai a casa e lasciai Ave da sola a fare gli onori di casa. Lei, dirigendo, organizzando, collaborando e suggerendo, creò quel piccolo capolavoro di tradizione scolastica che era, ed è ancora, il Mac Pi 100. Anche l’elezione della “Miss Mac Pi 100” fu una sua invenzione; in quella memorabile serata, il titolo fu conquistato da Maria Antonietta Trincucci, una bella ragazza che all’epoca frequentava il 2° liceo.

Cenerentola non andò…
Ave quella sera era vestita molto elegantemente con una “mise” cittadina: gonna nera ampia e frusciante, camicetta di voile molto colorata dalle maniche ampie e dallo scollo profondo. Il tutto era completato da un paio di scarpe chiare col tacco alto e da una pettinatura corta ma elaborata che metteva in risalto il suo collo sottile e raffinato. Orecchini e collana completavano l’insieme e davano un tocco di raffinatezza al già elegante composé.
Per quanto riguarda me, grande fu il dolore per non aver potuto partecipare: per settimane avevo assistito ai preparativi e poi, per mesi, fui costretta a sentire i commenti dei compagni che erano andati e che si erano divertiti. Essi raccontavano fatti e pettegolezzi su questo e su quello, criticavano, facevano allusioni senza che io potessi dare riscontro alle loro affermazioni; e questo mi feriva, mi dava una tristezza grande, quasi impossibile consolare. Quando si è nell’età dell’adolescenza si dà grande peso alle piccole soddisfazioni come lo stare con gli altri, sentirsi parte del gruppo, trovare divertimento in piccoli festeggiamenti tra compagni di scuola, con i quali c’è un’intesa perfetta generata da anni di studio, di compiti fatti insieme, di quaderni passati di mano e scopiazzati all’ultimo momento. Il tempo poi lenisce i dispiaceri, ma la ferita rimane e fa male ancora a distanza.
Oggi, come tutte le altre cose, il Mac Pi ha perso gran parte del fascino e della magia che aveva nei primi tempi, diventando, come ho constatato in più di una occasione, un normale veglione, magari organizzato presso un’anonima discoteca.

Il futuro dietro le spalle
Nel luglio del 1954 noi, pionieri del Mac Pi 100, facemmo gli esami, Ave un anno dopo, nel giugno del 1955. Dopo la maturità andò a Napoli e di lei non seppi più nulla. Gli anni si sono accavallati, sono volati, la vita è trascorsa nella routine quotidiana che inghiotte giorni, mesi, anni. Ho saputo che a Napoli frequentò un corso di lingue per interpreti, studiando il russo e l’inglese. Ogni anno tornava al suo paese, ma dimorava prevalentemente nella villa di campagna situata nei pressi della scuola di Montagna a ridosso del fiume Verrino. Non si è mai sposata anche se ha vissuto alcune storie d’amore.
Ave era raffinata nei modi, era educata e gentile, qualità queste che erano il frutto della nobiltà tipica delle famiglie signorili. E’ passata a miglior vita nel 2012 all’ospedale di Agnone, paese dove viveva ormai da alcuni anni insieme alle sorelle. La casa di Ave, più nota come “Palazzo Sabelli” è situata in Largo Francesco Saverio Sabelli (un antenato, a suo tempo sindaco e parlamentare). E’ un palazzo signorile situato ai piedi della splendida scalinata che porta su verso il campanile di S. Antonio. Quale luogo è più dolce per vivere gli ultimi anni di vita che il paese dove sei nato e dove ritrovi ad ogni angolo ricordi, immagini, echi di vita passata e vissuta intensamente?
Per chi l’ha conosciuta negli anni dello splendore, Ave la bellissima è una donna che non è facile dimenticare.
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Maria Delli Quadri: Molisana di Agnone (IS), prof.ssa di Lettere, oggi in pensione. Ama la musica, la lettura e l’espressione scritta dei suoi sentimenti. In questa rubrica Maria volge lo sguardo sul mondo almosaviano e nascono pensieri e ricordi.
Editing: Flora Delli Quadri
Copiright: Altosannio magazine
Bellissima storia e bellissima la protagonista. Devo dire che anche Enzo si faceva guardare. Molto carino
Cara Maria . descrizione e connotazione così puntuali e precise che ci fai vedere oltre la foto , quasi l’anima delle persone . Una volta i compagni di studio erano veramente importanti, perché quasi gli unici contatti “ammessi” in quell’età dove tutto è bello, che lascia una scIa profonda , e seppur tristi per qualche diniego o privazione, sono un ricordo delicato come balsamo.
E nel paese natio , dove tu dici bene “ritrovi ad ogni angolo ricordi, immagini, echi di vita passata e vissuta intensamente”
OGNI RACCONTO NUOVO CHE SCOPRO MI PARE Più BELLO DEL PRECEDNTE! 10 E LODE , PROF MARIA.
Ave bellissima e cordiale fino alla fine, sempre sorridente , chiese , ed ottenne, per il
suo ultimo viaggio un copribara di girasoli.
Non ho mai conosciuto AVE , ero troppo giovane , ma il suo racconto l’ho vissuto come una presenza di oggi . Sono stato proiettato in quegli anni , dove già c’ero , ma da infante . Nel leggere il racconto della sua vita mi sono quasi commosso ! Non posso dire di essermene innamorato , sarebbe retorica . Cara AVE
ti dico soltanto che avrei voluto conoscere , anche solo come amica , ma adesso non mi resta che dirti R.I.P. .
Bellissimo racconto. Enzo era anche lui un bel ragazzo. Personalmente non ho conosciuto per molte ragioni nessuno dei personaggi, ma qualche curiosità infantile è stata soddisfatta:finalmente so di a chi apparteneva la villa tra Pagliere Cardillo e il Vallone San Nicola con un bel cancello al viale d’ingresso e con la scritta Sabelli in ferro battuto che sormontava il cancello d’ingresso.
Bel ricordo ! Mia madre mi parlava spesso delle cugine Sabelli e della loro bellezza. Verissime le parole che hai scritto: a volte i genitori non capiscono quanto sia importante fare parte di un gruppo, e quanto dolore possa causare il dover tornare presto a casa, perdendo cosi’ il meglio delle feste o della serate tra amici.
Cari saluti,
Alberto
Da nipote di mia zia Ave non posso che confermare tutte queste parole. Ho passato l’infanzia nelle masserie Sabelli e adoravo trascorrere con lei del buon tempo. Sempre dolce e attenta è stata con me.