
Il Governatore del Sacro Monte dei Morti in S. Giustino – Chieti, Giulio Obletter, si ribella a che si continui a definire il Miserere di Saverio Selecchy, nato a Chieti nel 1708 ed ivi morto nel 1788, come “Il Miserere de l’Aquila”. E, in un suo comunicato indirizzato a Bruno Vespa, aquilano, che insiste in questa mistificazione, ha precisato che:
Sin dagli anni trenta del settecento, il Miserere di Selecchy fu eseguito durante la Processione del Venerdì Santo di Chieti (a detta di molti la più antica d’Italia, 843). Il M° Selecchy era, contemporaneamente Maestro di Cappella della Cattedrale di S. Giustino e della Nobile Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, che mi onoro di governare e che dal 1603 organizza la Processione. Ad essa donò in perpetuo il suo struggente spartito con l’obbligo morale di eseguirlo durante la Solenne Processione.
Grande pertanto fu il dolore quando, – senza mai chiedere né informare alcuno – fra Roccioletti “rubò” il nostro Miserere e comprò musici e cantori (sue testuali parole) per eseguirlo la prima volta nel 1954 all’Aquila. Devo dirle francamente che, per oltre cinquant’anni, questo episodio è rimasto per noi una ferita aperta. Quando però alle 3,32 del 9 Aprile la terra aquilana tremò, tutto passò e personalmente, oltre a fare quel poco che si poté in quelle ore, chiesi se i nostri Fratelli Aquilani avessero voluto che Coro e Orchestra di Chieti (300 elementi) venissero a suonare insieme il Miserere in processione.
Non fu possibile e, allora, la sera del Venerdì Santo dell’anno 2009, sul punto più alto di Chieti che guarda il Gran Sasso, volli far fermare la Processione, girare Cantori e Musici verso L’Aquila, per intonare il Miserere.
Quest’anno, invitato da Angelo De Nicola in una conferenza all’Aquila, ho ricordato, fra la commozione dei presenti, questo episodio: era presente anche fra Roccioletti (che morirà poche settimane dopo) con il quale abbiamo sancito pace definitiva, augurandoci che il Miserere di Selecchy e non “de L’Aquila” diventi l’inno di tutte le Processioni d’Italia.

Editing: Enzo C. Delli Quadri
Ascoltato la prima volta nel 1963 –essendomi trasferita a Chieti in quell’anno- non esagero dicendo che la sua liricità mi accappona ancora la pelle…Sempre l’ascolto come fosse la preghiera …estrema di un’anima, implorante Dio e Suo Figlio Crocifisso.
Del coro ha fatto parte per alcuni anni anche mio marito.