Maria Delli Quadri [1]

Il viaggio Capracotta- Campobasso è stato per anni la mia routine settimanale: di sabato a salire, di domenica pomeriggio a scendere. Ciò ha portato ad una conoscenza approfondita della strada, degli angoli e delle curve, sicché avrei potuto camminare ad occhi chiusi e la macchina avrebbe fatto il suo percorso senza difficoltà.

Una qualsiasi domenica: mi lascio alle spalle il paese, Monte Campo, la Maiella, le alture di Roccaraso e vado incontro a monte Capraro con i suoi sbuffi di nebbia, alla galleria verde di Vallesorda, al parco eolico che, stranamente, non offende l’occhio dell’ambientalista, situato com’è sui pianori sconfinati di Monteforte, battuti dal vento e dalle tempeste di neve.

Arroccato su un’altura appare Vastogirardi, spesso avvolto dalla foschia; in lontananza le cime delle Mainarde, seghettate e spesso imbiancate, quasi un baluardo a difesa di questo suggestivo angolo di mondo, avvolto nel silenzio e nella solitudine.


La strada prosegue verso Staffoli,un tempo distesa di verde, ora non più, infestata di capannoni, recinti per cavalli e tracciati per rodeo, un ristorante, a 1000 m di altitudine. Siamo scesi parecchio dai 1421 m di Capracotta. L’aria si fa più mite, la strada prosegue: un ruscello! Ma ché: quello è il Trigno, arriverà fino al mare. Corri corri, fiume, l’Adriatico ti aspetta.


Ad una svolta successiva appare un angolo di Svizzera: cosa sarà mai quel paesino ridente con la faccia rivolta al sole? E’ Carovilli con la stazione ferroviaria oggi in disuso, perché ramo secco. E chi l’ha seccato? Tra poco anche i nostri piccoli borghi saranno rami secchi e verranno cancellati dalla carta geografica.

La strada prosegue, come l’ansa di un fiume, a sinistra la foresta di Pietrabbondante, poi boschi, prati, qualche casa colonica, un ristorante e via… verso Pescolanciano arroccato intorno al suo castello, ricordo di un tempo felice e prospero. Anche qui si rasenta un ramo secco.

Il viaggio si arresta con la visione del monte Totila…
e con la galleria di San Venditto.
Oltre non andiamo: il nostro Alto Molise si chiude nel suo bozzolo e non vuole contaminazioni. Gli altri non pensano a noi e noi, fieri delle nostre origini, tentiamo di escluderli per lo meno dalla nostra vista.
_______________________
[1] Maria Delli Quadri: Molisana di Agnone (IS), prof.ssa di Lettere, oggi in pensione. Ama la musica, la lettura e l’espressione scritta dei suoi sentimenti. In questa rubrica Maria volge lo sguardo sul mondo almosaviano e nascono pensieri e ricordi.
Copyright Altosannio Magazine
Editing: Flora Delli Quadri
BELLA e felice descrizione, connotativa, densa di ricordi, che a occhi chiusi,( quasi come poteva andare la macchina della prof Maria)- galoppando ancor più velocemente all’indietro alleviano la fatica della vita –o forse piuttosto il PIACERE? – Allora la Gioventù alleviava fatica e piacere del viaggio tra quei dolci e bei paesi- dolci e graditi come il paesaggio e la cioccolata svizzera! Eh , Eh! qui anch’io mi crogiolo al ricordo di quelle tavolette di cioccolata che mio padre lavorando in Svizzera e tornando a Natale, riportava per me, mia sorella e mio fratello e noi parchi le facevamo durare quasi fino a marzo, quando papà di nuovo ripartiva x la Svizzera!…
Certo spiace vedere questi bei paesini che forse stanno diventando un po’ dei rami secchi per l’ abbandono dei paesani, divenuti ormai tutti CITTADINI in terre più lontane…Però cara Prof Maria, perché temere le contaminazioni e restare chiusi nella propria FIEREZZA ?“Gli altri non pensano a noi e noi, fieri delle nostre origini, tentiamo di escluderli per lo meno dalla nostra vista”. Queste parole mi sembrano alquanto anacronistiche . E LE CHIEDO SCUSA .