Racconto di Esther Delli Quadri

Mio padre, per “ingolosirmi” ancora di più, mi disse che la cartella che aveva ordinato per me era molto bella, di un bel colore marrone chiaro e con delle “stringhe” agganciabili sul retro in cui infilare le braccia nel caso in cui avessi voluto portarla come zaino. Alle mie insistenze per saperne di più sulla mia cartella lui mi disse che era disegnata ” gné na carta geografica” (come una carta …). Io non so cosa volesse intendere lui esattamente con questa espressione , ma so bene che idea mi feci io della mia cartella!
Immaginai che la sua superficie fosse disegnata con mari, e continenti e che vi fosse rappresentato tutto il mondo! Certo non me la figurai colorata del colore del mare e col verde e marrone dei continenti, perché sapevo per certo, conoscendolo, che mio padre non mi avrebbe mai comprato un oggetto cosí ” poco serio” per il mio inizio di percorso scolastico , ma data la sua descrizione, ero certissima che i continenti e i mari si sarebbero distinti bene sulla mia cartella, quasi bene come quelli che avevo visto sul grande mappamondo che stava in un angolo del salone dove all’asilo passavamo il nostro tempo e che era li piú come soprammobile che non perchë servisse a noi bambini.
Ricordo che parlai diffusamente della mia cartella alla mia amica A. è che gliela descrissi nei dettagli , un po pavoneggiandomi, perché lei non aveva mai visto una cartella cosí e neanche immaginava che potessero esistere!
Io, d’altra parte ero molto sicura del fatto mio, perché avevo una fiducia assoluta nelle capacitá di mio padre di potersi procurare per me un oggetto così particolare.
E cosí passarono alcuni giorni fino a che una mattina mio padre mi annunciò che la cartella sarebbe arrivata quel pomeriggio per cui alla sera io l’avrei avuta a casa. Non stavo piú nella pelle all’idea!
Mi sembrava che il tempo passasse lentissimamente quel giorno e continuavo ad affacciarmi per guardare verso il fondo della strada aspettando di vedere mio padre sbucare all’improvviso.
E finalmente, dopo tanta attesa, lo vidi arrivare. Portava sotto il braccio un grande fagotto, certamente la mia cartella!
Andai di corsa al portone, lo vidi entrare, insieme salimmo le scale , io eccitatissima all’idea della mia cartella e lui, credo felice e forse divertito , di vedermi cosí curiosa e saltellante. Mio padre appoggiò la cartella sul tavolo del soggiorno , la liberó dalla carta che la avvolgeva e , ecco che apparve la cartella……
Fu come se mi avessero gettato dell’acqua gelata addosso… Rimasi senza parole….
La cartella era di una pelle molto robusta spessa quasi un dito, di colore marroncino, a, come dire, trama molto larga, nel senso che toccandola sentivi la sua superficie rugosa sotto le dita, cosa questa che forse aveva fatto pensare a mio padre ai rilievi montuosi su una carta geografica. Ma non era certamente la cartella che avevo immaginato! Chissá se lui si accorse del mio turbamento? Ricordo solo che guidó la mia mano per farmi accarezzare la superficie rugosa , ripetendo “vedi, é come una carta geografica!” Non volevo deluderlo, non volevo dargli un dispiacere! Lo amavo sconfinatamente! Cosí feci buon viso a cattivo gioco fingendo un entusiasmo che in realtá non provavo . Inoltre l’arrivo della cartella, segnando la fine del mio sogno, mi procurö qualche problema.
Infatti fu il turno della mia amica A, a cui dovetti dire della mia cartella, anzi dovetti proprio mostrargliela, di fare la saccente. Lei mi disse infatti che era stata sicura che la mia cartella non avrebbe avuto i disegni di una cartina geografica perché, sua madre, che era per lei quello che mio padre era per me, le aveva assicurato , quando lei le aveva chiesto di comprarle un cartella come quella che mio padre aveva ordinato per me, che una tale cartella non esisteva! Forse é questo il motivo per cui di quella cartella, che mi ha accompagnato per tutta la durata delle scuole elementari, ho sempre avuto un ricordo preciso perfino dei dettagli.
Ma quale non fu il mio stupore quando, qualche anno fa, dopo piú di quarant’anni da quel fatto, facendo shopping un giorno con mia figlia, mi ritrovai davanti alla vetrina di un negozio di pelletterie la cui vetrina era stracolma di borse esattamente uguali a come io tanti anni prima avevo immaginato la mia cartella! Borse che portavano disegnato sulla loro superficie l’intero mondo , esattamente nelle tonalità in cui io mi ero immaginata tanti anni prima la mia cartella : varie sfumature di beige e marrone. Rimasi incantata davanti alla vetrina e , a mia figlia che mi chiedeva come mai ero così sorpresa, raccontai, in modo succinto, gli antefatti.
Con il pragmatismo tipico degli adolescenti , nonché con la mentalità consumistica con cui noi li abbiamo tirati su lei mi disse subito ” Se l’hai tanto desiderata , allora adesso devi averla. Comprala, magari una piccola!” Le borse in questione erano parecchio care . Riflettei prima di rispondere.
Poi le dissi che ci avrei pensato.
La mia cartella era stata un sogno d’infanzia tutto mio. Possedere una di quelle borse invece , per quanto bellissime, significava possedere una borsa uguale a quella di tanti altri, ma che avrebbe perduto la connotazione di sogno che aveva conservato fino a quel momento. Aggiunsi che, per assurdo, se fosse stato possibile , adesso avrei voluto avere ancora con me la mia cartella delle elementari. Avrei voluto avere la possibilità di accarezzarla, adesso, immaginando così di poter accarezzare mio padre. “Non capisco” ricordo che mi disse. ” lo so, sei una ragazzina non puoi ancora capire. Ma un giorno lo capirai, ne sono certa” ricordo che le risposi Le borse in questione hanno avuto molto successo ed ancora dopo anni sono in vendita anzi, con lo stesso disegno adesso si producono ombrelli, vestiti ecc … ecc… Ma io non mi sono mai decisa a comprarne una.
Le guardo sempre con piacere nelle vetrine, a volte sorridendo, perché penso che oggi mio padre non avrebbe difficoltà a reperire una cartella ” gné na carta geografica” come la intendevo io….anche se , pur essendogli costata giá abbastanza la mia cartella di pelle all’epoca della mia iscrizione alla prima elementare, credo che il suo commento di fronte a queste borse griffate sarebbe stato ” mitt’je nonm’ e n’c’ penzá , papá, ca ji tutt s’ sold’ p’ na cartella p’ na citra c’ha da j’ alla scola n’c’l’ spenn!!! É ch’dé?!? S’é artravuldat’ ru munn’ !!!!” (non ci pensare, perché tutti questi soldi per una bambina che deve andare a scuola non ce li spendo. E cos’è?!? Si è stravoltato il mondo!!!!)
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine
Già… bel racconto , intriso di fantasia e realtà, di affetto filiale… e materno! I sogni infantili che si realizzano nell’età adulta…Ciononostante sei stata fortunata ad avere quella bella cartella di pelle, pur senza il mondo stampato. FORSE un altro piccolo sognatore, con idee affini alle tue, ha avuto modo e opportunità di creare simili borse moderne- belle da sogno-!come la musica che accompagna il racconto.