Canti raccolti da Oreste Conti nel Libro “Letteratura Popolare Capracottese” edito da Luigi Pierro, Napli 1911[1]. Foto da web a cura di Enzo C. Delli Quadri
Canto 105
Miés a sta strada haie fabbricate nu puzze,
so’ tutte prète fine e diiamante:
ce sta na donna che na scarpa a ponta,
e r’ cammenié che fa, tròppe è galante;
quand’éssa va alla chiésa, ponta ponta,
che la manuccia piglia l’acca santa;
può ze métte a quir luóghe faccia fronte,
e mène n’uócchie a Die, une a l’amante.
Canto 105
In mezzo a questa strada ho costruito un pozzo,
son tutte pietre fini e diamanti:
c’è una donna con una scarpa a punta
e il suo camminar è troppo galante;
quand’ella va alla chiesa, in punta di piede,
con la sua manina prende l’acqua santa:
poi si mette in quel luogo, a faccia di fronte,
e dà un occhio a Dio, uno all’amante.
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[1] Nota dell’autore: per 4 anni, nel breve periodo delle vacanze estive, mi sono recato tutti i giorni nelle nostre remote campagne, a raccogliere i canti dei nostri montanari, or lamentevoli, or dolci, ma che sempre esprimono il sentimento del mistero della vita, la tristezza impenetrabile dell’ amore.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
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I canti popolari, nel fascino della loro semplicità e brevità, spesso hanno il senso della realtà, del quotidiano, dell’esperienza vissuta e del benevolo compiacimento. … Leonardo Tilli