Canti raccolti da Oreste Conti
in “Letteratura Popolare Capracottese” edito da Luigi Pierro, Napli 1911[1].
Gli sposi si trovano al colmo delle loro illusioni; il matrimonio, alfine, si realizza: il sospirato giorno arriva: si invitano i parenti, gli amici, si distribuiscono dolci, si tiene il rituale banchetto e non mancano i brindisi.
Canto 133
Oh, quanta gente è presente a questa festa!
Chi ride e chi risponde a qualche cosa,
Tu, sposa, stai zitta, dimmi a cosa pensi,
dimmi perché cotanto contegno.
Non farti vedere così mesta:
oggi è vigilia e questa notte è festa
Canto 134
Che fai tu qua, bicchiere senza vino,
vattene lontano cento miglia,
e se ritorni e non porti il vino,
e se non lo riporti e non lo riporti buono,
da me, bicchiere, sentirai tuoni.
Canto 135
E la ragazza, quando si sposa,
tutta pomposa se ne va:
la mattina mette i vestiti
e la sera non se li vuol togliere.
Il marito, vizioso,
la calzetta si fa tirare;
poi la spinge sul letto,
e comincia a ……….cianceieà.
[1] Nota dell’autore: per 4 anni, nel breve periodo delle vacanze estive, mi sono recato tutti i giorni nelle nostre remote campagne, a raccogliere i canti dei nostri montanari, or lamentevoli, or dolci, ma che sempre esprimono il sentimento del mistero della vita, la tristezza impenetrabile dell’ amore.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright Altosannio Magazine