Canti popolari raccolti da Oreste Conti nel Libro “Letteratura Popolare Capracottese” edito da Luigi Pierro, Napoli 1911[1].

D’estate, quando i nostri monti, ergentisi verso l’infinito del cielo, sono rivestiti di verde, i pastori tornano ai patrii lari, e, nel loro tenero trasporto di gioia, con il viso illuminato, cantano, al lume della luna, l’inno dell’amore, che sfiora ogni casa addormentata, siccome l’ala di un notturno uccello (Oreste Conti)
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O palma d’ulivo bene in carne
colonna che ti accosti alla mia vita,
una fascia verde hai comprato,
l’hai messa tu di bianco vestita,
l’hai messa tanto delicatamente,
che tutti gli occhi attiri come calamita
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Sotto la tua finestra, non ho cantato mai,
se mi ci metto, non ti faccio dormire.
E dal letto ti faccio alzare
ti faccio consumare i miei sospiri,
alla finestra ti faccio affacciare,
ti faccio dire: <Amore, non te ne andare>
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[1] Nota dell’autore: per 4 anni, nel breve periodo delle vacanze estive, mi sono recato tutti i giorni nelle nostre remote campagne, a raccogliere i canti dei nostri montanari, or lamentevoli, or dolci, ma che sempre esprimono il sentimento del mistero della vita, la tristezza impenetrabile dell’ amore.
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