Percorro lentamente via Cavour e, davanti al numero 35 mi fermo, anche perchè c’è un parcheggio libero. Scendo dalla macchina e mi guardo intorno: di fronte a me c’è un’ insegna: ” PANIFICIO ANTICHI SAPORI” PATRIARCA (conosciuto anche come Forno di Sant’Antonio, quartiere di Agnone). Una bella porta chiude il negozio di pane, dove io voglio entrare; infatti varco la soglia e… meraviglia!!! il vecchio androne non c’è più.
Il locale, a misura d’uomo, presenta due banchi con vetrine disposte quasi ad angolo retto, nelle quali fanno bella mostra di sé pizze col pomodoro e mozzarella, con peperoni, patate, cipolla ed altro; nell’altro banco appaiono dolci di ogni forma e dimensione:. Dietro, accanto alla bilancia, c’è un giovane, Antonino, il padrone del locale e dell’attività. Siamo parenti e per questo ci salutiamo con affetto. L’uomo ha la parlata fluida e appropriata, un timbro di voce forte e vibrante col quale convince, invita a comprare, elogia la merce esposta. Tra i dolci vedo i “raffaiuoli” le ciambelline zuccherate, le castagne o “loffe”, gli amaretti, le crostate. Il dialogo si snoda facile, come è giusto che sia tra amici e parenti. Le solite domande sul “come stai” scivolano via con facilità; poi arrivano i discorsi più impegnativi sulla crisi, sul lavoro suo faticoso e difficile, che comincia a notte fonda, quando il resto del paese vive le ultime ore di riposo. e si protrae poi con la vendita dietro il bancone,per tutto il giorno, mentre Adriana, la moglie fa i dolci nel retrobottega.

Una volta il forno Patriarca era chiamato col nome della sua iniziatrice: CONCETTINA,” la fornaia” , la quale, aiutata da ADA sua figlia sfornava quintali e quintali di pane, di pizze, di dolci. Il profumo si spandeva per la via e solleticava il gusto e l’olfatto. Esso (il forno) era alimentato col fuoco e colpiva lo spettatore con la sua bocca rossa e arroventata dove una pala, sapientemente manovrata, rimestava la brace, infilava e sfilava pizze, panelli di pasta bianca che le donne avevano provveduto a portare nelle “mese”, ben protetti da coperte e copertine per non farli raffreddare. D’ inverno il locale era un’oasi di tepore e di calduccio, ma d’estate era

l’inferno. La zia Concettina non si fermava mai; con gli abiti lunghi e col viso infarinato; aveva pochi denti, i capelli legati in un tuppetto e un aspetto quasi ieratico nella sua alta statura. Dopo di lei l’ attività passò a Pasquale, il figlio che, aiutato da Memena, sua moglie, con la legna continuò ad alimentare il forno per altri lunghi anni, fin quando arrivò il turno di Antonino, uomo giovane dalla mentalità moderna.. Costui con grande rammarico ma pressato dalla necessità, operò la trasformazione: con lavori di restauro e apparecchiature elettriche. Era diventato nel frattempo l’unico proprietario, dopo la morte prematura del fratello maggiore Stefano, da tutti adorato

Guardandomi intorno nel negozio vedo alle pareti affisse alcune locandine illustranti scene di commedie in dialetto agnonese e poesie sempre in dialetto; grande è la mia meraviglia. In bell’ordine sono elencati i nomi degli attori, tutti scelti con attenzione e con competenza per ricoprire quei determinati ruoli che Antonino crea. Il dialetto puro richiede conoscenza approfondita di questo idioma; lui stesso è il primo attore, contornato da personaggi perfetti, come donne del popolo svelte di lingua e di maniere spicce. Di lui e del suo talento poetico fa fede un calendario sul quale, accanto a splendide foto del suo lavoro, sono riportate belle poesie.

E così Antonio Patriarca [2], classe 1961, perito elettrotecnico, ha prestato la sua opera nell’arte, nell’imprenditoria, nella famiglia, diversificando i ruoli. Padre di ben tre figli (il primo dei quali è giocatore nella nazionale di palla a volo), è anche il marito, compagno fedele e devoto di Adriana, splendida donna che lo aiuta e lo sorregge in queste difficili attività. Antonino è anche un coltivatore. Possiede una tenuta in contrada Coccia, tra Agnone e Capracotta dove si stendono, su in alto,baciati dal sole alcuni piccoli vigneti e uliveti. Nel suo casolare, attrezzato di tutto punto,i gli stipi, gli specchi, gli accessori vari sono ad altezza fuori dal comune rispetto al normale: perchè i due, marito e moglie sono piuttosto alti e così i figli.

Perchè si sceglie di restare nei luoghi di origine? Perchè i giovani oggi fanno resistenza ad abbandonare i loro paesi dove sono nati e cresciuti, perchè non hanno più illlusioni, vogliono camminare sulle orme conosciute, non si fanno abbagliare dalle realtà cittadine, anonime e fuorvianti, non credono più nel mito. della felicità metropolitana; tanto se vogliono viaggiare vanno dappertutto, a Londra, a Parigi, alle Maldive. L’aereo li porta lontano; il paese poi li attende ed è lì che loro faranno ritorno.Possedere una macchina non è più un problema e loro lo sanno
La diéta
Arru mìedəchə mójja mə truvìettə
mə dicəttə: «Ru fra assèttatə e trattìettə»,
p’archjəcarmə arru dəvanə ajjəttəmìettə
nu sguàrdə: «Mó tə faccə ru dəspìettə!».
«Lə magnìa! t’avéssa fa ru malùocchjə
la trippa tə sbócca ngióima arru jənùocchjə».
C’armanìettə bbruttə, gna mə uffənnìettə,
nn’éva mé fattə casə a štu dəfìettə.
«Alla tàura la vócca! ndə sapé rójja»,
pənzìettə: «Nzə pó fa rə chèzzə sójja».
«Ji tə faccə ardəvəndà gné nu štəccóinə»
cridəcə tiuuə: «Mó rə fróichə a Ndunóinə».
«E tandə pə cumənzà d’addəmanə
la fetta biscottata e nìendə panə»,
«E mó tə sémbra bbìellə štu fattə
cambə chə ru malannə chə tə vatta!».
«Màgnatə prassé frutta e póca pašta
mìesə bbəcchìerə də vóinə t’avašta».
«Nzə mandé nu sciàurə ssə nnə r’abbagnə:
e quìštə d’addəmanə ji rə cagnə!».
Chə cundəllata, ndannə, allə cchjù bbìellə:
«nìendə sìuchə chə la cussétta d’agnìellə»,
ma nu uuìa manghə tandə avéssə štatə
mmaldəcìettə chi mə r’a mannatə.
«A mésiurnə sə magna la sàira s’arrangia»,
«Valla a piglié nghìurə! accóngia ssa vəlangia».
La dieta
Dal mio medico mi trovai,
mi disse: «Amico mio, siediti e rimani»,
per piegarmi sul divano ansimai
mi diede uno sguardo: «Mo ti sistemo io!».
«Il cibo! ti dovessi fare il malocchio
la pancia trabocca sul ginocchio».
Ci rimasi male, mi offesi molto
non ci avevo mai fatto caso a questo difetto.
«A tavola la bocca! non te la prendere»,
pensai: «Non si può fare i fatti suoi».
«Io ti faccio diventare come uno stecchino»
credici: «Ma quando lo freghi Antonino».
«E tanto per cominciare da domani
fette biscottate e niente pane»,
«E adesso ti sembra bello questo fatto
vivo con il malanno che ti colpisca!».
«Mangia molta frutta e poca pasta
mezzo bicchiere di vino ti basta».
«Non si mantiene un fiore se non lo annaffio;
e questo da domani lo cambio!»
Che coltellata, allora, sul più bello:
«niente sugo con la coscetta di agnello»,
ma un guaio neanche tanto sarebbe stato
maledissi chi me l’ha mandato.
«A mezzogiorno mangia la sera arrangia»,
«Vai a quel paese! aggiusta la bilancia».
[1] Maria Delli Quadri, Molisana di Agnone (IS), già Prof.ssa di Lettere oggi in pensione. Ama la musica, la lettura e l’espressione scritta dei suoi sentimenti.

[2] Antonino Patriarca. Nasce ad Agnone il 24 gennaio 1961. Sin da bambino lavora nel forno di famiglia e a tutt’oggi ne continua l’antica tradizione con impegno e passione. La vena poetica lo accompagna fin dall’adolescenza e, pian piano, si traduce in vera passione per la poesia e per il teatro in vernacolo, ironico, umoristico e ricco di satira. Produce in prima persona tutti i suoi lavori teatrali, essendone anche autore, regista e attore.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
Copyright: Altosannio Magazine
Fra le cose buonissime di quel forno NON ho visto elencata la PIZZE CHE LE CIQUERE( LE PANITTE SENZA CIQUERE!) .
Che siano una specialità riservata solo ali AMICI STRETTI, che stanno ccuscì belle nsiembre, quande s’arhuniscene e cantane “ARRIZZE ARRIZZE ARRIZZE, ALLONGHE ALLONGHE ALLONGHE…”?
Già dal video si capisce la sveltezza di Adriana…e la verve di Antonino, il quale oltre che GRANDE LAVORATORE, al forno, è IDEATORE IRONICO E DI SPETTACOLO…. E questo è un gran piacere saperlo.
Certo non bisogna esagerare con tutte le squisitezze prodotte dal FORNO PATRIARCA, PER EVITARE CHE LA PANZE ARRIVE A LE JENUCCHJE…