Questo Canto di Gustavo Tempesta Petresine[1],
fa parte di un suo libro di poesie intitolato “Ne cande”[2]
XIII Canto dell’ Altosannio
Spiarti di mattina in mezzo ai pruni
con il tuo cesto di patate rosse;
con le tue scarpe tozze e campagnole
che toglierai se passi per la piazza.
Acquattami un sorriso e poi un respiro,
e poi ancora, ancora altri sorrisi.
Mi ubriacherò dell’aria settembrina
che avvolge e ti separa dai miei baci.
[1] Gustavo Tempesta Petresine, Nativo di Pescopennataro, si definisce “ignorante congenito, allievo di Socrate e Paperino”. Ama la prosa e la poesia, cui dedica molto del suo tempo, con risultati eccezionali, considerati gli apprezzamenti e i premi che consegue continuamente. Il suo libro di poesie più bello e completo si chiama “‘Ne cande,”
[2] ‘Ne cande, nasce da un percorso accidentato, da un ritrovare frammenti e “cocci” di un vernacolo non più parlato come in origine, da mettere insieme in un complicato puzzle. I termini sono proposti cercando di rispecchiare la fonetica che fu propria del parlare dei nostri nonni, ascoltati in prima persona e qui proposti. Il “canto lieto”, quello che trattava di feste, amori e piccola ironia dove si contemplava il fluire non privo di stenti, di un vivere paesano, è svanito negli anni.
Editing: Enzo C. Delli Quadri
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Poesia molto bella, la descrizione è “leggera”, àffascinante, espressiva! Quasi … tocchi di pennello su una candida tela …
Gustavo ha un suo tocco particolare che è pura essenza.